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I Misteri del Maniero Faustmann

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Liberamente ispirato all'avventura “Is there an Elf in the House?” di Rafael Fay & Dan De Fazio

Lentamente dall'orizzonte sorsero le pietre grigie del maniero Faustmann, ed i due cavalieri finalmente videro la loro meta stagliarsi contro le nubi foriere di tempesta che nascondevano il sole del tramonto. Liada, la giovane elfa, sorrise a Katir, il suo compagno, e spronò il suo cavallo per percorrere velocemente quell'ultimo tratto di strada, lasciando profonde impronte nella neve ormai alta.
Erano in viaggio ormai da due giorni, e si erano permessi solo poche ore di sonno in una locanda incontrata per strada, e questo per adempiere al compito che era stato loro affidato. D'altronde questa era la vita che avevano scelto, una vita scomoda e talvolta pericolosa, ma molto più ricca di emozioni ed esperienze.

Liada arrestò il cavallo davanti al cancello del vasto giardino che circondava il maniero, raggiunta subito da Katir, ed attese che quest'ultimo si rivolgesse all'uomo di guardia al cancello dicendo: "Salute a te; Katir è il mio nome, e questa dolce fanciulla accanto a me è Liada dai verdi boschi"; talvolta la parlantina di Katir diventava vera poesia.
"Salve a voi, stranieri", rispose la guardia, "Stocks è il mio nome; cosa vi conduce in questi luoghi?". Sebbene parlasse con Katir, i suoi occhi guardavano Liada, ammirando i suoi lineamenti particolari ed inusuali, e cercando di penetrarne il mistero. Aveva udito parlare degli elfi, ma era la prima volta che ne vedeva uno.
"Fummo incaricati di Shalian, il druido della foresta d'argento, di portare in questo luogo la cura per il male che affligge da tempo lord Faustmann, costringendolo a letto e mettendo in pericolo la sua vita"; mentre diceva questo estrasse dalla borsa la lettera di presentazione datagli da Shalian. Stocks esaminò la lettera e li scortò verso il portone del palazzo. Mentre i due scendevano da cavallo, Stocks usò il pesante battente contro la porta che poco dopo venne aperta da una giovane ragazza, di non più di 20 anni. Stocks si rivolse a lei dicendo: "Mina, chiama lady Faustmann; sono arrivati finalmente gli inviati di Shalian il druido, e portano la cura per il padrone".
La sala d'ingresso del palazzo, non molto grande, era dominata da un grande scudo rappresentante il simbolo della casata Faustmann, un leone che attacca un basilisco, e sotto ad esso il motto "Che il male non entri mai in questa casa". Mina fece accomodare Liada e Katir in una sala d'attesa, prese i loro mantelli e le loro scarpe e disse loro di attendere. Dopo qualche minuto nella stanza fece il suo ingresso una donna di circa 30 anni, bionda, vestita con abiti di una certa sobria eleganza. Subito iniziò a parlare con tono semplice e cortese: "Salute a voi, coraggiosi stranieri. Io sono lady Synthia Faustmann, moglie di lord Faustmann. Portate veramente con voi la cura per il mio povero sposo?"
Fu ancora Katir a rispondere: "Katir è il mio nome, e la mia compagna si chiama Liada. Shalian il druido, penso che il suo nome non vi sia ignoto, ha ricevuto la lettera di lord Faustmann ed ha inviato noi per cercare di guarirlo. Purtroppo la sua età sta avendo la meglio sulla sua fibra robusta, e Shalian ha preferito non affrontare il viaggio in pieno inverno; ma non si preoccupi, mia signora: con le nostre conoscenze, le erbe ed i filtri dati a noi da Shalian e le parole di potere da lui insegnatici, siamo sicuri di poter portare suo marito alla guarigione."
"Ovviamente sarete miei ospiti per questa notte, vista la tempesta che si sta avvicinando. Farò in modo che siano preparate altre due camere, in modo che possiate cambiarvi d'abito. Poi vi chiederei, prima che sia servita la cena, di venire ad osservare le condizioni di lord Faustmann e presentarvi a lui."
"Certamente, mia signora. La ringrazio, ed accetto volentieri l'ospitalità offerta"; Liada, taciturna come tutti i rappresentanti della sua razza, si limitò a sorridere.
"Solo una domanda, giovane Liada", chiese lady Faustmann tirando una corda che fece suonare una piccola campana, "Se interpreto bene i tuoi lineamenti, tu sei una figlia dei boschi, un elfa. È così, vero?"
"E così, lady Faustmann", rispose la ragazza, "so che è difficile vedere qualcuno di noi da queste parti, e capisco il suo stupore. Anche la guardia all'ingresso e la ragazza che è venuta a chiamarla erano stupiti nel vedermi."
Una servitrice anziana entrò nella stanza, e dopo essere stata presentata come Lanza da lady Faustmann ed aver ricevuto gli ordini, fece strada ai due giovani verso una grossa scalinata e, una volta giunti al primo piano, verso due camere contigue. Poi, dopo aver mostrato loro una grande stanza da bagno occupata quasi completamente da una vasca in marmo piena di acqua tiepida ed averli invitati a servirsene liberamente, tornò verso il piano di sotto.

Fu un'altra giovane cameriera a bussare alle loro porte, dicendo loro che lord e lady Faustmann li stavano attendendo. I due giovani la seguirono fino alla camera padronale, dove lord Faustmann era costretto a letto. Lady Faustmann, seduta ad un lato del grande letto a baldacchino, li salutò cordialmente e, dopo aver congedato Gandra, la cameriera, li pregò di affrettarsi a portare le cure necessarie al suo sposo.
Subito Liada estrasse da una borsa che aveva portato con se una ampolla contenente un liquido ambrato, e lo somministrò a lord Faustmann, mentre Katir, socchiusi gli occhi, iniziò a pronunciare sottovoce alcune parole, ed infine appoggiò la mano destra sul collo di lord Faustmann. Subito quest'ultimo cadde in un sonno profondo, e fu Katir a parlare: "A questo punto noi abbiamo fatto quasi il possibile, e solo il riposo può aiutarlo, ma il male dovrebbe essere sconfitto."
"Ora lasciatelo riposare", disse lady Synthia, "potete attendere la cena nel salone, e conoscere così gli altri ospiti."
"Quali altri ospiti?", chiese Liada
"Un gruppo di giovani viandanti in cerca di avventura per queste terre. Uno di loro è figlio di un caro amico di Lord Faustmann, così non abbiamo potuto non offrire loro ospitalità. Ma ora andate, e scusate se non vi accompagno, ma preferisco restare accanto al mio sposo fino a quando la cena non verrà servita."

Come Liada e Katir fecero il loro ingresso nel salone, gli occhi degli altri ospiti si fissarono su di loro. Subito uno di loro, un giovane dai capelli scuri e dalla corporatura asciutta, si alzò e andò verso di loro con un cordiale sorriso, dicendo: "Salve, stranieri, sono lieto di notare che altri ospiti dormiranno sotto l'ospitale tetto dei Faustmann. Mi presento, Cad è il mio nome"; la sua parlantina sembrava aver poco da invidiare a quella di Katir. La restante compagnia era costituita da un uomo di corporatura robusta e dal volto severo, di poco meno di 30 anni, dai capelli chiari che tradivano la sua provenienza dal nord, da una ragazza di poco più di vent'anni, dai capelli ramati e dal bel volto, e da una ragazza estremamente giovane, tra i quindici ed i vent'anni, di capelli e carnagione scuri.
Fu Katir a rispondere: "Salve a voi; ricambio la vostra lietezza nel vedervi in questa magione, e soprattutto di vedere nei vostri occhi il coraggio e la determinazione che animano tutti noi. Katir è il mio nome, e Roider la mia città di nascita, mentre colei che ora è al mio fianco è Liada, figlia delle lontane foreste che per prime diedero vita a coloro che, come lei, sono e non sono uomini, simili a noi ed eppure dissimili."
Una pausa ben calcolata di Katir diede l'occasione a Liada di parlare: "Felicissima di incontrarvi; spero che la reciproca compagnia ci risulti piacevole, e che le ore passate tra queste mura siano liete."
Cad subito riprese: "I miei occhi sono estasiati di fronte a tal bellezza, a quei lineamenti delicati e stupendi che solo gli elfi posseggono. Permettete, carissimi Liada e Katir, che presenti a voi i miei compagni; il valoroso guerriero Greggor, prode e senza paura sia che si trovi in battaglia sia che si trovi in un osteria, Deidra, la stupenda e coraggiosa Deidra dai rossi capelli, ed infine Cameel, giovane e promettente ragazza che ogni giorno cresce in bellezza e nei suoi mille talenti."
"Certamente Liada possiede una bellezza non comune, e la sua vista non cessa mai di incantarmi, ma di fronte a me vedo due creature che nulla hanno da invidiarle. Sono estremamente onorato di conoscerle. Ed in quanto al taciturno Greggor, posso leggere nei suoi freddi occhi la spavalderia che tu per lui vantavi."
"Forse non sei un buon giudice della bellezza maschile, Katir", intervenne Liada, "ma ti posso assicurare che i due stranieri non sono da meno delle loro compagne". Dicendo questo, Liada guardava il volto di Cad, e gli occhi di Deidra si fissarono su di lei, con uno sguardo non astioso ma estremamente deciso, ed un sorriso ironico. Liada lo notò.
"Quale destino ha fatto si che ci incontrassimo? Cosa vi ha condotto, in questa triste stagione, in questi luoghi? Cosa ha fatto si che, come noi, anche voi trovaste ospitalità nelle stanze del maniero Faustmann?"
"Ricevemmo l'incarico di portare in questo luogo un rimedio per la finora inspiegabile malattia che ha colpito il nostro ospite, e così abbiamo viaggiato per due giorni, quasi senza sosta, per giungere prima possibile portando con noi un fardello di speranza per lord Faustmann."
Il duello di raffinatezze verbali fra Cad e Katir fu interrotto da Greggor, che si era alzato e si era avvicinato a Liada dicendo: "Sei veramente stupenda, giovane ragazza. La nostra è una conoscenza che andrebbe approfondita. Spero che il tempo passato insieme sia fruttuoso". Liada fece un passo indietro, quasi offesa dalla volgarità insita nelle parole di Greggor.
"Credo in vita mia di non aver visto mai un corteggiamento tanto grossolano", il tono di Katir era diventato improvvisamente molto freddo, quasi astioso.
"Io credo invece di averlo visto", li fece eco Cad, "ma era un corteggiamento tra due orchi. Chissà, forse abbiamo trovato la chiave per spiegare i modi di Greggor. Forse ha un orco tra i suoi antenati."
"Senti, damerino", rispose Greggor, irato, "se tu sapessi usare la spada come usi la lingua potresti sterminare un intero esercito da solo. Purtroppo non è così, e quindi ti conviene non offendermi."
"Se il possente guerriero Greggor sa solo menar fendenti e bere birra questo non vuol dire che sia il miglior spadaccino o il più grande bevitore, e forse solo la seconda è vera. Comunque, cari Liada e Katir, vi prego di scusare i modi del mio compagno."
"Io mi comporto come mi pare, e non sarà un mollusco come te a dirmi cosa fare e cosa non fare. E sicuramente non ti devi scusare per conto mio quando sai benissimo che io non mi scuso mai con nessuno, e tanto meno con dei molluschi dalla lingua lunga come te o il tuo nuovo amico."
"Greggor", intervenne Deidra, "adesso stai veramente esagerando. Per un innocente scherzo di Cad sei arrivato ad offendere persone che assolutamente non ti hanno fatto niente."
"Si, difendilo pure, tanto sei costantemente incantata dai suoi modi raffinati, e non riesci a vedere che razza di uomo sia in realtà."
"Non puoi permetterti di essere geloso, Greggor; la nostra storia è durata troppo poco ed è troppo lontana nel tempo perché tu possa dirmi cosa fare e cosa non fare. Io decido per conto mio."
"Non ti scaldare, Deidra." intervenne Cad, "Dovresti sapere ormai che discutere con Greggor, specialmente quando ha bevuto, è inutile. E mi sembra che stasera il prode guerriero abbia fatto onore ai liquori di lord Faustmann."
La lite fu interrotta da Cordin, l'anziano maggiordomo del palazzo, che entrò nel salone per annunciare che la cena era servita. Nel frattempo fuori la tempesta di neve che il cielo stava promettendo si era scatenata.

Nella sala da pranzo i sei ospiti vennero raggiunti da lady Faustmann; Mina e Gandra servirono un ottimo vitello speziato e lady Synthia si affrettò a mandare i suoi complimenti a Lunk, il cuoco; poi, rivolta a Katir, disse: "Ho visto quello che hai fatto in camera di lord Faustmann, e devo ammettere che mi ha leggermente stupito. Sei forse un taumaturgo?"
"Signora", rispose Katir, "sia io che la mia compagna Liada abbiamo iniziato il lungo cammino che porta ad apprendere le arti magiche, sia alla gilda della città di Madter, nel lontano sud, che grazie a Shalian il druido, ed effettivamente i miei poteri sono quasi completamente limitati alla possibilità di curare piccole malattie o ferite leggere. Invece Liada sta percorrendo una strada più difficile e più vasta, che la porterà a dominare veramente le forze arcane, e sta eccellendo nei suoi progressi, promettendo di entrare in futuro nel numero dei più potenti maghi del continente."
"Katir, tu mi stai adulando", disse Liada, "Sai bene che, almeno per ora, le mie arti sono alquanto limitate, e spesso non riescono a trovare nessun uso pratico. Forse con anni di studio, ma ora non mi considero una maga."
"Non ascoltatela gentili signori; Liada si sta schernendo, si sta riparando dietro uno schermo di modestia. In realtà già ora i suoi poteri, sebbene molto sottili, sono notevoli. Già ora è capace di controllare spiriti elementari, o di creare immagini dal nulla."
"Katir, sai bene che posso solo richiamare, con lunghissima preparazione, spiriti minori, e che le immagini da me create non hanno assolutamente parvenza di realtà."
"Può essere vero questo, ma non mi pare assolutamente poco per una così giovane ragazza. Ed il futuro per te è estremamente promettente, e questa è cosa che ti invidio. Forse le mie arti ora sono più pratiche, ma io posso crescere ancora per poco, mentre la strada di fronte a te è praticamente infinita."
La conversazione si spostò su argomenti più banali, e le arti magiche furono bandite dalla conversazione. Durante la cena Cameel fu silenziosa come sempre, e Greggor, sia pur con minore grossolanità rispetto a prima, cercò, vantando le su imprese o cercando di manifestare un rude fascino di cui non era sprovvisto, di farsi notare sia dalle sue compagne, Deidra in particolare, sia da Liada, sia dalle due giovani cameriere.

Terminata la cena lady Faustmann invitò gli ospiti a passare nel salone, dove furono serviti liquori. La conversazione ad un tratto fu interrotta da una figura diafana che, attraversando una parete, fece il suo ingresso nella sala: era la figura di un uomo di circa 30 anni, vestito con abiti colorati, che sorreggeva in mano un liuto. Lady Faustmann non sembrò assolutamente sorpresa dall'apparizione, ne lo furono Cordin o Mina, presenti nel salone; invece i sei ospiti rimasero impietriti, quasi terrorizzati, ma il loro terrore si dileguò velocemente come le mani del musico fantasma si appoggiarono sullo strumento, e da questo iniziò a diffondersi una melodia lenta, triste e bellissima, un canto senza parole che sembrava essere l'essenza stessa di quello spirito. La musica incantò i presenti con la sua bellezza, e nessuno fiatò fino a quando, terminata la canzone, il musico non fece un modesto inchino ed uscì dalla stessa strada da cui era entrato.
Fu Liada a rompere il silenzio: "Lady Faustmann, non vorrei essere indiscreta, ma potrei chiederle cosa sa lei di quello spirito che par emanare una dolce tristezza senza fine?"
"Carissima Liada, non ho alcun problema a risponderti. Sembra che quello spirito sia ospite di questa casa da tempo immemorabile. Appare dal nulla, in genere nel salone, ed è difficile che passino più di due giorni senza vederlo. Dal giorno del mio matrimonio con lord Faustmann sono abituata a vederlo, ed a udire la sua musica, e mai è stato un pericolo per gli abitanti di questa casa. La sua storia è tristissima, e risale a più di tre secoli fa. Egli era un bardo, e doveva rallegrare gli ospiti invitati al matrimonio della figlia dell'allora signore di questo palazzo, antenato di mio marito. Purtroppo si invaghì della giovane, e la sedusse, o forse l'amore era nato tra i due; comunque il matrimonio andò in fumo e su di lui caddero le ire del padre, che ordinò che fosse ucciso. Così morì il povero Lorell, ed il suo corpo non fu sepolto ne mai ritrovato, ed è per questo che egli ancora vaga per questa casa, incapace di trovare riposo."
Le parole pronunciate con teatrale abilità da lady Synthia avevano creato un'atmosfera che nessuno osava interrompere pronunciando la minima parola. Fu la stessa lady Faustmann a parlare dicendo: "Miei cari ospiti, penso mi ritirerò nella mia camera, dopo aver controllato le condizioni di lord Faustmann, ma voi trattenetevi pure ancora un poco, se volete". Detto ciò si alzo ed uscì dal salone.

La camera di Liada era calda ed accogliente, come le altre stanze del palazzo. Ormai il salone era deserto, chiuso il portone, gli ospiti si stavano ritirando e la sera stava definitivamente cedendo il posto alla notte, la veglia stava cedendo il posto al sonno.
"Hai avuto sicuramente occasione di sfoggiare la tua parlantina stasera, Katir. Se non era per Cad, l'unica persona che ho conosciuto che sia in grado di competere con te in questo campo, avresti monopolizzato completamente la conversazione e l'attenzione di tutti i presenti, e delle ragazze in particolare."
"Sento forse una nota di gelosia nella tua voce? Eppure sai che non sono un conquistatore da strapazzo come quel Greggor."
"Io gelosa di te? Ma se proprio tu ti stavi infuriando quando Greggor mi si è avvicinato così rozzamente. Fra l'altro potevi anche evitarti la fatica, visto che si comporta così con qualsiasi donna incontri."
"Comunque sono felice che tutto stia andando per il meglio. Il viaggio è stato faticoso, ma poteva essere molto più pericoloso. Ora che il nostro compito è concluso mi sento più tranquillo."
"Vorrei poter dire altrettanto; c'è invece qualcosa che mi preoccupa, come la sensazione che qualcosa di sinistro stia accadendo il questo luogo. Certe leggende raccontano che la mia razza è capace di percepire il pericolo, ed ogni tanto sono portata a crederci."
"Ti sei lasciata influenzare dall'apparizione del bardo fantasma. Capisco, non è una cosa normale, ma hai sentito anche tu quello che ha detto lady Synthia: è qui da tempo immemorabile, e mai ha fatto del male a qualcuno. Comunque, tanto, se domani la tempesta sarà passata, lasceremo questo luogo. Ora ti auguro che un buon sonno ristori le tue stanche membra e che tu venga visitata da sogni piacevoli."
"Sei sempre il solito poeta, Katir. Che la notte sia buona anche per te". Con un ultimo sorriso Katir uscì dalla stanza, dirigendosi verso la propria camera.

Un grido di donna si levò nella notte, destando ogni abitante del palazzo. Subito Katir, lasciato il letto, uscì dalla stanza, attese cha anche Liada uscisse, ed insieme si diressero verso le stanze della servitù, luogo da cui, secondo loro, proveniva il grido.
Come giunsero vicino al luogo cercato videro gran parte degli occupanti del maniero che erano già arrivati o stavano giungendo e Mina, la cameriera, caduta in terra, probabilmente svenuta, davanti ad una stanza che serviva da armadio. Lo spettacolo all'interno della stanza era orribile: il corpo di Gandra, l'altra cameriera, giaceva in un lago di sangue, con una profonda ferita nella schiena, probabilmente inflitta da un pugnale. Mentre Liada soccorreva Mina, cercando di farla rinvenire, Katir le si avvicinò, ma gli occorsero solo pochi secondi per capire che non c'era nulla da fare: nemmeno il più potente dei taumaturghi poteva far niente per sconfiggere la morte.
Lady Faustmann giunse poco dopo di loro, e subito la sua voce si fece fredda: "Evidentemente qualcuno dei nostri ospiti ha violato l'ospitalità della famiglia Faustmann. Stocks, Mansfield, requisite le armi degli stranieri e controllate che nessuno di loro faccia niente di sospetto. Oso sperare che presto si scopra chi è l'omicida, poiché i Faustmann sono ospitali, ma implacabili nell'ira; ricordatevi di Lorell. E oso anche sperare che questo non giunga alle orecchie di lord Faustmann fino a che questi non si sia ripreso."
Il silenzio che seguì alle parole della padrona di casa fu interrotto dalla voce di Deidra: "Ma dove è finito Cad; non è qui con noi. Greggor, tu dormivi in camera con lui, sai che fine ha fatto."
"Noto ora che è assente, Deidra. Quando mi sono svegliato ho visto il suo letto vuoto e la porta aperta, ed ho pensato che fosse già corso qui. Lo sai che ho il sonno più pesante di lui. Ma ora capisco: Cad ha ucciso la ragazza e si è messo al sicuro, nascondendosi o fuggendo da codardo quale è."
"Sei ingiusto, Greggor", replicò Deidra, "non puoi accusare così un tuo compagno, sulla base di semplici supposizioni."
"Sei ingenua, Deidra, lo sei sempre stata. O forse sei ancora incantata dal suo fascino da damerino di città. Non ti accorgi che non esiste altra spiegazione."
Deidra non seppe rispondere. Fu invece Liada a parlare: "Tutte le finestre hanno sbarre, e senza chiavi è impossibile richiudere il portone dall'esterno. La tempesta all'esterno sta infuriando, e pochi coraggiosi la affronterebbero. Non credo ci siano altre uscite; penso proprio che, se il portone è ancora chiuso, Cad sia ancora da qualche parte all'interno nel palazzo."
"Forse hai ragione", disse lady Faustmann, "non ci sono altre porte, o possibilità di fuga, e le uniche chiavi del portone sono in possesso mio e delle due guardie. Stocks, vai a controllare se il portone è chiuso; Mansfield, tu vai a controllare che le vostre chiavi siano ancora al loro posto. Cordin, controlla nella mia camera, nel cassetto della scrivania, che le chiavi siano ancora al loro posto."
L'attesa fu breve; i tre uomini furono di ritorno in poco tempo, riferendo che tutto era a posto. Ogni stanza del palazzo, ogni luogo deve una persona si poteva nascondere, dalle cantine alla soffitta, fu controllato, ma nessuno trovò traccia di Cad. Le sue armi, i suoi abiti ed ogni cosa in suo possesso era rimasta nella camera. Infine Lady Faustmann permise a tutti di rientrare nelle camere.

Prima di tornare a letto Katir si fermò nella camera di Liada, cercando di fare il punto della situazione: "Complimenti, mia cara. Effettivamente Cad deve essere ancora all'interno del palazzo, ma dove?"
"Questo non riesco a dirtelo. Forse ci sono delle stanze nascoste, ad esempio dei sotterranei. E comunque potrebbe essere uscito dal palazzo, purché avesse un complice."
"Non credo sia stato lui. Se avesse voluto fuggire, avrebbe lasciato la porta aperta dietro di se, avrebbe preso il miglior cavallo dalla stalla e si sarebbe diretto verso est affrontando la tempesta. Per le prime luci dell'alba sarebbe stato oltre il confine del ducato di Joyl, ed a quel punto nessuno l'avrebbe ritrovato. E nella fuga si sarebbe anche impadronito di qualche oggetto del palazzo, tanto per garantirsi un buon regime di vita per i prossimi mesi. Comunque non avrebbe sicuramente lasciato indietro abiti ed armi."
"Certe volte penso che tu avresti dovuto fare il ladro o l'assassino a pagamento, o la spia. Avresti sicuramente eccelso. Comunque penso anche io che non sia stato Cad, forse per intuito."

La voce adirata vibrò nei sotterranei: "Gorg, stupidissima creatura dei nove inferni. Non ti rendi conto che questa è la persona sbagliata. Quando il rituale sarà terminato e avrò riacquistato completamente i miei poteri ti rimanderò nell'abisso da cui provieni ed evocherò un servitore più intelligente di te."

La flebile luce aveva invaso ormai da ore le stanze del palazzo, ed il giorno era quasi giunto al suo culmine, mentre fuori continuava a nevicare; la tempesta della notte aveva stretto il maniero in una morsa di neve. Liada e Katir discesero al piano inferiore. Stocks era di guardia al portone; il corpo di Gandra era stato sistemato in una camera vuota, attendendo una doverosa sepoltura. Deidra e Cameel erano nel salone, mentre Greggor probabilmente stava ancora dormendo. Quando Cordin passò vicino a loro, Liada chiese: "Scusami Cordin; prima di tutto ti auguro una buona giornata, nonostante i tristi eventi di questa notte, e poi ti chiedo se è possibile consultare la biblioteca del palazzo."
"Non penso ci sia alcun problema, purché non creiate disordine. Forse dovrei avvertire lady Faustmann, ma preferisco non disturbarla per così poco in questo momento. Permettete che vi conduca là."
La biblioteca era una vasta stanza dominata da quadri, trofei e due grandi librerie colme di libri. Come Cordin fu uscito, Liada si mise ad osservare i libri. Katir chiese: "Stai cercando qualche riferimento a stanze o passaggi segreti, è così?"
"Principalmente sì, ma cerco qualsiasi cosa che riguardi la storia della famiglia o di questo palazzo. Continuo a pensare che stia avvenendo qualcosa di più sinistro di un semplice assassinio."
"Io farò invece una breve esplorazione del palazzo: ci sono stanze in cui non siamo nemmeno entrati e che mi incuriosiscono; tornerò ad aiutarti prima possibile."

Katir entrò nella piccola cappella privata della famiglia Faustmann, posta al piano terreno. Le pareti erano decorate da motivi geometrici, ed un piccolo altare cubico, in marmo, sorgeva in mezzo alla stanza, mentre dietro di esso c'era uno scranno di mogano. La cappella era illuminata solo da due candelieri a cinque braccia. Katir si chinò sull'altare, per notare che i motivi geometrici delle pareti venivano ripresi. Stava ormai per uscire quando udì la voce di lady Faustmann: "Giovane Katir, forse in un luogo sacro dovresti avere più rispetto, e non comportarti come un semplice curioso, che è più interessato all'altare che al culto che questo rappresenta"; il tono era leggermente ironico.
"Mi scuso, mia signora", disse Katir rivolgendosi alla figura femminile che si stagliava sulla porta, "non volevo mancare di rispetto ne a voi ne a questo culto. Ne approfitto invece per augurare a voi che il sole di oggi risplenda a cancelli la tristezza della notte passata, ed oso chiedere notizie sul suo sposo."
"Non ti preoccupare, giovane Katir. Non ero assolutamente risentita. Comunque ti stavo cercando; lord Faustmann ha passato una buona notte di sonno, ed il suo respiro si è fatto regolare. Comunque sarei molto più tranquilla se tu venissi a controllare la sua situazione."
"Certamente, mia signora. È per questo che venimmo in questo luogo, e mai e poi mai io mancherei al mio incarico o trascurerei il mio dovere. Prego, la seguirò". I due uscirono dalla cappella e si diressero verso il piano superiore.

Katir rientrò in biblioteca. Liada era ancora lì, e chiese: "Trovato qualcosa di interessante, nella tua esplorazione del palazzo?"
"Assolutamente niente, ma ho controllato le condizioni di lord Faustmann e sta meglio, molto meglio. Tu hai trovato qualcosa tra i libri?"
"Qualcosa, ma niente di preciso: nella storia del palazzo si fanno tre riferimenti ad una sala delle torture ed ad una piccola prigione. Ad esempio in un diario che narra la storia di Lorell, il bardo fantasma, si dice che l'allora lord Faustmann lo aveva torturato e chiuso in una cella fino a farlo morire di fame."
"Sembra proprio che la famiglia Faustmann, in passato, fosse molto più terribile di adesso. Penso che la frase: "Che il male non entri in questa casa" sia il motto della casata da poco tempo, se non addirittura un'invenzione di lord Faustmann."
"Questo non è nulla. Più di tre secoli fa visse lord Naister Faustmann, che ebbe dodici mogli, e tutte morirono per sua mano nella stanza delle torture. Poi lord Naister Faustmann morì per mano del figlio."
"E questo penso sia il secondo riferimento a questa fantomatica sala delle torture, e te avevi parlato di tre citazioni. Quale è la terza?"
"Circa un secolo fa una strega, malvagia e potente, era stata sconfitta da un gruppo di prodi guidati da lord Tiler Faustmann, mastro delle magiche arti; fu privata dei suoi poteri e fu chiusa per sempre nelle prigioni del palazzo."
"Ma questo non ci aiuta assolutamente a capire dove sono queste prigioni, sempre ammesso che esistano sempre ed esista sempre un metodo per raggiungerle". Cordin entrò nella stanza per avvisare che il pranzo era servito.

Un pranzo frugale fu consumato in un'atmosfera tesissima. Furono scambiate poche frasi e anche Katir sembrava aver perso la sua parlantina. Solo Greggor tentò di scherzare sulla supposta colpevolezza dello scomparso Cad, cercando soprattutto di farsi notare da Deidra, e solo quando fu zittito da quest'ultima, si chiuse in un ostinato mutismo. Gli ospiti si scambiavano sguardi di sospetto o di accusa, e tutti tirarono un sospiro di sollievo quando, alla fine, poterono ritirarsi.

Il pomeriggio, triste e noioso, era passato lentamente, ed il tramonto si stava avvicinando. Katir e Liada uscirono dalla camera per attendere la cena al piano inferiore, e videro la porta della stanza di Deidra che si chiudeva sbattendo; scendendo le scale incrociarono Greggor, irato in volto, con l'impronta rossa di una mano sopra una guancia. Non era difficile intuire cosa era successo.

La sera era ormai scesa, e la neve non sembrava intenzionata a smettere di cadere. Dopo cena Liada era tornata in biblioteca, mentre Katir si era fermato nel salone a riflettere e cercare di capire cosa stava succedendo. Le tre storie o leggende sulla famiglia Faustmann continuavano a danzargli in testa, come se una di queste contenesse la chiave per capire cosa stava succedendo. Cameel era nel salone con lui, ma i due non scambiarono una parola.
Ad un tratto si udì ancora un grido di donna provenire dal piano superiore. Subito Katir corse lungo le scale, seguito a breve distanza da Cameel; un secondo grido lo guidò verso la camera occupata da Deidra e Cameel. La porta era bloccata e Katir la dovette forzare con una spallata. All'interno della camera Deidra tentava con una sedia di difendersi da un irato Greggor, che la stava minacciando con un pugnale sporco di sangue rappreso. Subito Katir gli fu addosso, buttandolo a terra e facendogli perdere la presa sul pugnale; la sedia di Deidra calò sul capo di Greggor facendogli perdere i sensi.
Cameel entrò nella stanza seguita da Stocks, Mansfield e gli altri occupanti del castello. Greggor fu legato saldamente e fatto rinvenire. "Maledetta", furono le sue prime confuse parole, "io ti ho educato all'uso delle armi e tu mi ringrazi così? Non solo mi rifiuti ma addirittura osi schiaffeggiarmi, come quella stupida servetta". Non c'era bisogno di altro; solo il pugnale, che Greggor era riuscito a nascondere in qualche modo, era una prova sufficiente della sua colpevolezza. Ora spettava alle autorità del regno decidere la sua sorte. Restava da svelare il mistero dello scomparso Cad. Fu Deidra a parlare: "Cosa hai fatto di Cad?"
"Cosa vuoi che me ne importi di quel damerino", rispose, "È scomparso, e la sua scomparsa mi sembrava un ottima cosa per far cadere su di lui la colpa dell'accaduto. Non ne so niente."
Ad un tratto Katir si guardò intorno e disse: "Dove è finita Liada, qualcuno di voi per caso l'ha vista salire?". I presenti iniziarono a guardarsi intorno. Era impossibile che Liada non avesse sentito il grido. Katir si precipitò subito in biblioteca, ma la trovò deserta. Ritornato al piano superiore, Deidra gli disse: "Non solo non si trova Liada, ma anche lady Faustmann è scomparsa."

"Finalmente hai fatto un buon lavoro, Gorg, finalmente mi hai procurato sangue elfico", udendo la voce Liada riaprì gli occhi e cercò di capire cosa era successo: era in biblioteca, aveva udito un grido, un rumore alle sue spalle e poi si era sentita svenire. Ora era in una vasta stanza dalle pareti formate da blocchi di roccia, era legata su di un tavolo di pietra e sopra il suo petto pendeva dal soffitto una grossa lama affilata. Cercando di non farsi prendere dal panico Liada si guardò intorno: una dama di ferro, una gogna, una ruota dentata; si trovava evidentemente nella sala delle torture. La voce proveniva da una donna alta, dal volto pallido, non priva di una sinistra bellezza. La donna le si avvicinò e disse: "Salve, giovane Liada, benvenuta nel luogo della mia rivincita. Il mio nome è Lesrah, ma tu mi hai già conosciuto con il nome e le sembianze di lady Synthia Faustmann, signora del palazzo."
Liada fece appello a tutto il suo coraggio e rispose con voce flebile ma ferma: "Ho capito, tu sei la strega sconfitta da lord Tiler. Cosa vuoi da me, creatura delle tenebre?"
"Te lo chiedi ancora, piccola stupida? Voglio la tua vita. È da quando la vera lady Faustmann è entrata in questo luogo ed ha toccato la gemma in cui ero prigioniera con il mio servitore liberando entrambi che attendo l'arrivo di un elfo. Quando la lama che vedi sopra di te ti ucciderà io riacquisterò completamente i miei poteri, e potrò facilmente vendicarmi della famiglia Faustmann e prendere il controllo della zona". Dicendo questo estrasse un coltello e strappò l'abito di Liada, lasciandola nuda dalla vita in su. Poi si avvicinò ad una leva che usciva dalla parete e la tirò. La lama sopra il petto di Liada iniziò ad oscillare e a scendere impercettibilmente. Liada urlò.
"Siamo molti metri sotto terra, e nessuno può sentirti". Lesrah si portò al centro di un pentacolo disegnato sul pavimento ed iniziò a pronunciare formule incomprensibili che a Liada ricordarono vagamente la lingua della sua razza.

Katir stava cercando di capire cosa poteva star succedendo nel palazzo. I suoi pensieri erano confusi, temeva che potesse succedere qualcosa di tremendo a Liada. Le tre leggende continuavano a tornargli alla mente. Intorno a lui gli altri stavano discutendo, cercando una soluzione, ma lui non ascoltava. Ad un tratto ebbe un'idea, un'idea assurda, ma era l'unica che aveva e tutti i tasselli tornavano al loro posto: la sensazione di qualcosa di sinistro provata da Liada, la leggenda della strega, il fatto che lady Faustmann l'avesse fermato mentre perquisiva la cappella. Subito si rivolse a Stocks: "Presto, dammi la tua spada". Senza attendere la strappò di mano alla guardia, che rimase stupita, e si precipitò verso il piano di sotto. Deidra, agendo senza capire, lo imitò prendendo la spada di Mansfield e andando dietro di lui, seguita da Cameel.

La lama ormai compiva larghe oscillazioni, e la sua implacabile discesa la stava avvicinando sempre di più al seno della giovane elfa. Le formule di Lesrah erano diventate una vera e propria litania.

Katir arrivò nella cappella e si mise a controllare l'altare. I motivi geometrici in rilievo avevano qualcosa di strano. Ad un tratto sotto le sue dita uno di questi scivolò all'interno dell'altare che, ruotando, rivelò un oscuro passaggio. Affannosamente Katir scese i ripidi scalini, seguito dalle due ragazze.
Le scale scendevano per diversi metri, per arrivare in un corridoio su cui si aprivano diverse porte. Dietro una di queste Katir sentì un rumore; all'interno, legato ad una parete, Cad respirava affannosamente. Katir, senza fermarsi, continuò a percorrere il corridoio. Deidra, arrivata di fronte alla cella, si bloccò. Vedeva che Cad non era in pericolo, e sapeva che probabilmente Liada lo era. Sapeva che doveva andare avanti ma qualcosa più forte di lei la spinse ad aprire la cella e precipitarsi a liberare il giovane.
Katir era ormai arrivato alla fine del corridoio quando all'improvviso un essere demoniaco apparve dal nulla di fronte a lui, bloccando il corridoio, pronto ad attaccare con i suoi lunghi artigli.

Ormai Liada poteva sentire l'odore dell'acciaio, e pochissimo spazio era rimasto tra la lama ed il suo petto. Un'espressione di gioia si dipinse sul volto di Lesrah.

La spada di Katir cercò il petto del mostro, ma la lama scivolò sulla pelle liscia e dura come una corazza. Gli artigli calarono sul giovane guerriero, che cercò di evitarli gettandosi a terra e venendo ferito solo di striscio. Katir tirò un colpo alle ginocchia dell'essere e questo, nell'impeto dell'attacco, rotolò a terra. Subito Katir si rialzò agilmente in piedi e lo saltò, per entrare nella sala delle torture.
La lama arrivò a toccare il seno di Liada, ferendola, bagnandosi di sangue e scendendo ancora, preparandosi per un'altra mortale oscillazione. Mentre Gorg provava a rialzarsi, Katir si lanciò verso la giovane. La lama colpì di nuovo, ancora più profondamente; Liada non riuscì ad urlare.
Lesrah interruppe il suo salmodiare, e l'ordine giunse perentorio: "Gorg, fermalo!". Katir intanto stava cercando di liberare dai legacci le braccia di Liada, mentre il demone si avvicinava verso di lui e la lama per la terza volta straziò il seno della giovane elfa.

Infine Liada fu parzialmente libera. Katir la fece scivolare giù dall'altare, prima che la lama passasse di nuovo portando via l'ultima goccia di vita dal suo corpo. Il demone era ormai vicino a lui, pronto ad ucciderlo, quando un pugnale, lo stesso che Greggor aveva usato per uccidere la povera Gandra, volò oltre la sua spalla andando a colpire la strega. Subito Gorg si volse verso Cameel, che aveva osato ferire la sua padrona, e Katir, comprendendo quello che era successo, si gettò verso Lesrah, puntando la spada verso di lei.
La strega, terrorizzata, iniziò a pronunciare arcane parole, ma fu inutile. La spada di Katir penetrò nel suo addome, e nello stesso istante Gorg, il suo servitore demoniaco, scomparve nel nulla.

Deidra giunse nella stanza sorreggendo Cad, esausto ma ancora vivo. Katir liberò completamente Liada e la distese per terra; il suo respiro era quasi impercettibile, e non riusciva a parlare, ma i suoi occhi stavano implorando Katir di salvarla. La ferita era gravissima, mortale, il suo seno era squarciato ed il sangue della giovane elfa stava bagnando le fredde pietre del pavimento di quell'orribile stanza; ormai non le restavano che pochi minuti di vita. Katir si concentrò e raccolse tutte le energie, pronunciando qualche parola tra se; poi appoggiò le sue mani sul seno di Liada, sulla ferita, mentre tremava per lo sforzo. Sapeva che i suoi poteri di taumaturgo non erano sufficienti, ma doveva provare.
Lentamente la ferita prodotta dalla lama iniziò a richiudersi; dolcemente Katir fece scorrere le mani lungo il petto della giovane, accostando i lembi dello squarcio. La sua fronte era bagnata di sudore. La ferita scomparve, lasciando solo una leggerissima, impercettibile cicatrice. L'espressione sul volto di Liada si fece più distesa, il suo respiro tornò regolare. Katir crollò a terra esausto.

Katir era seduto accanto al letto di Liada; gli eventi del giorno prima sembravano ormai passati. La tempesta era finita, il sole splendeva e la neve stava iniziando a sciogliersi. Liada aprì gli occhi e chiese: "Dove sono? Sono ancora viva?"
"Certo che lo sei, stupenda ragazza. Ora è tutto finito, e non hai più niente da temere. Il male che alloggiava in questo maniero ormai è completamente scomparso."
Ad un tratto Liada si rese conto di cosa era successo, si scoprì e aprì la tunica, come per controllare quanto la ferita avesse dilaniato il suo petto, e fu sollevata nel vedere che quasi non ne era rimasta traccia. "Sei stato tu a curarmi, vero?"
"Forse sono stato aiutato in questo dalla forza della disperazione; quando ti ho vista legata a quel tavolo di pietra mentre quella fredda lama squarciava il tuo seno, ho trovato nuove energie dentro di me"; i suoi occhi caddero sul seno nudo di Liada.
"Non mi ricordo nulla dopo il secondo passaggio della lama, cosa è successo"; mentre diceva queste parole Liada si coprì di nuovo con le coperte.
"Lesrah è morta, grazie anche alla coraggiosa e silente Cameel, e il suo servitore è scomparso con lei; poi, quando ormai eri curata, abbiamo ritrovato nei sotterranei Cad, la vera lady Faustmann e lo scheletro di un uomo chiuso in una cella da tempo immemorabile."
"Dovrebbe essere Lorell, il bardo; dovremmo seppellirlo ed ottenere così per la sua anima la pace che cerca ormai da lungo tempo."
"Avevo pensato anche io che potesse essere Lorell. Comunque sia Cad che lady Faustmann avevano solo bisogno di cibo e riposo, e si stanno già riprendendo. Ma la cosa più importante è che tu sia fuori pericolo."
Ad un tratto si udì bussare; Katir andò ad aprire la porta per trovarsi di fronte una piacevole sorpresa: pur sorregendosi ad un bastone, lord Faustmann aveva finalmente lasciato il suo letto, e disse: "Volevo ringraziarvi per quello che avete fatto per la famiglia Faustmann; vi dobbiamo la nostra riconoscenza per sempre."

I giorni passarono, e venne il momento di lasciare il maniero Faustmann. Gandra e Lorell erano finalmente stati seppelliti, ed il bardo fantasma non era più apparso. Greggor era stato condotto alle prigioni del villaggio, e da lì alla città più vicina, per essere giudicato. Dopo aver salutato lord e lady Faustmann e tutti coloro che lavoravano al castello, Cad, Deidra, Cameel, Katir e Liada si allontanarono verso sud, percorrendo insieme il breve tratto di strada in comune.